ERCOLE PROCACCINI, IL GIOVANE
(Milano, 1605-1680 circa)
Venere e Cupido
Olio su tela, cm 116 x 83
PROVENIENZA: Collezione privata
Questa delicata rappresentazione delle confidenze di Amore con la propria madre, la Bellezza, è
espressa fluidamente da Ercole Procaccini che abbandona per questo dipinto le tensioni volumetriche
ereditate dai modelli familiari di Giulio Cesare e Camillo per creare una composizione
morbida e rotonda, in cui la luce si posa lievemente sulle figure.
Tradizionalmente ascritta a Giuseppe Nuvolone (Milano 1619-1703?), l’opera è stata recentemente
attribuita dal professor Mauro Natale a Ercole Procaccini il Giovane. Restando dunque
evidente la pertinenza dell’opera all’area figurativa lombarda della seconda metà del Seicento, è
anche interessante rilevare il rapporto dello schema compositivo con la Venere allo specchio di Tiziano
alla National Gallery di Washington, che parte della critica tende ad identificare come l’originale
citato dalle fonti da cui si dipartirono le numerose varianti presenti in molti musei e
collezioni. Questa Venere di Ercole Procaccini prende diretta ispirazione dall’esempio tizianesco
ed è molto vicina specialmente alla variante veneziana della Collezione Franchetti alla Ca’ d’Oro.
BIBLIOGRAFIA: C. MALVASIA, Felsina pittrice. Vita de’ pittori bolognesi, Bologna 1678 (edizione anastatica,
Bologna, 2005).
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