GIOVAN BATTISTA PIAZZETTA
Morte di Sant’Anna
Olio su tela, cm 114 x 149
PROVENIENZA: Collezione privata
L’estrema vocazione chiaroscurale del Piazzetta sembrerebbe nuocergli, se non fosse che egli talvolta
non si cura volontariamente di rendere compiute le parti in ombra, complice la scarna illuminazione
dell’epoca; perciò, conoscendo la cura delle sue composizioni, sbaglieremmo se
pensassimo ad una sua svogliatezza, specialmente trovandoci di fronte ad un dipinto che riesce
con pochi elementi essenziali —e con la materia della sua propria arte— a raccontare meravigliosamente
un dramma. Qui si rappresenta l’ars moriendi di Anna, la madre di Myriam. Con
dense e luminose pennellate l’artista sottolinea i momenti salienti e i movimenti della narrazione:
il respiro ignaro di Gioacchino, la cui nuca è avvolta dalla calda luce del sonno, e l’atteso
irrompere della morte prontamente avvertito dalla Vergine che con la sinistra prende il polso
della madre e con la destra suggerisce al braccio di Cristo fanciullo, ma già medicus animarum,
l’estrema carezza della benedizione. Un momento prima, sentendo la morte arrivare, Anna ha
contratto le gambe, ritirando i piedi dallo sgabello che è caduto; o forse Gesù era seduto ai piedi
della donna, e si è alzato di colpo per raggiungere la madre. In ogni caso, la concitazione è passata
e in questa sottigliezza narrativa brilla il composto pathos di questo dipinto: la morte arriva,
ma non è un male.
L’attribuzione al Piazzetta, o a qualcuno a lui vicinissimo, nasce dalla comparazione con la Morte
di San Giuseppe del Kadriorg Art Museum di Tallinn, con la quale questa tela ha somiglianze nello
schema compositivo, sebbene espresso in forma speculare. Sono ancora influenti le tenebre di Johann
Liss e il clima cupo della Morte di San Giuseppe del Crespi, sebbene la feroce dialettica tonale
sembri qui schiarirsi, specie nella luce dorata che si distende sulla materia cromatica e la
dinamizza. Altre suggestioni conducono verso Piazzetta, come il confronto di quest’opera con la
terribile Morte di Dario (1746) di Ca’ Rezzonico e con il celebre San Giuseppe con il Bambino di
Praga, col quale condivide l’andamento da sottinsù dell’immagine, già inaugurato da Liss nel volto
di San Gerolamo nella Chiesa dei Tolentini a Venezia. Il modello per la figura della Madonna è contutta probabilità Maria Tere sa d’Austria, olimpica musa dei veneti, come testimonia la vasta iconografia
della sovrana e specialmente il ritratto preparato dal Piazzetta per l’edizione a stampa della
Gerusalemme Liberata, pubblicata da Albrizzi nel 1745; la figura stessa del Bambino benedicente
sembra essere esemplata dal ritratto infantile di Giuseppe d’Asburgo. Il dipinto potrebbe essere
stato eseguito proprio nel quarto decennio del Settecento, quando Piazzetta affianca un’intensa
attività di illustratore a quella di pittore, e ritorna al chiaroscuro: l’allargarsi della mole di lavoro
giustificherebbe una certa, inusuale velocità nell’esecuzione di alcune parti di questo dipinto che
resta, a dispetto di minimi squilibri, un’opera di intensa e funebre bellezza.
BIBLIOGRAFIA: A. MARIUZ, L’opera completa del Piazzetta, Milano, Rizzoli, 1982; G. KNOX (a cura
di), Piazzetta: a tercentenary exhibition of drawings, prints, and books, (Washington, DC, National Gallery
of Art, 20 novembre 1983 - 26 febbraio 1984), Washington 1983; V. SGARBI (a cura di), San
Giuseppe con il Bambino di Giovan Battista Piazzetta, Torino 2004. |